Crescita personale
17/5/2023
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Omofobia e transfobia: i comportamenti che le nascondono

L’omofobia e la transfobia sono due forme di discriminazione, stigmatizzazione e violenza basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere che subiscono centinaia di persone ogni anno in tutto il mondo. Secondo l’American Psychological Association (APA), da un lato, l’omofobia fa riferimento all’odio o al rifiuto nei confronti delle persone omosessuali, che provano attrazione fisica, emotiva e/o erotica verso le persone del loro stesso sesso. Dall’altro, la transfobia è l’odio o il rifiuto nei confronti delle persone trans, la cui identità di genere s’identifica con un sesso diverso da quello assegnato alla nascita.

L’omofobia e la transfobia riuniscono una serie di comportamenti discriminatori che si basano su pregiudizi, convinzioni e atteggiamenti negativi nei confronti di persone che non sono eterosessuali (attrazione verso le persone dell’altro sesso) e/o cisgender (la loro identità o espressione di genere concordano con il sesso assegnato alla nascita). L’evidenza scientifica mostra che l’omosessualità e la transessualità non sono affatto correlate a problemi psicologici. Tuttavia, avere un’identità diversa dai canoni tradizionali ancora oggi può generare un livello maggiore di vulnerabilità a situazioni di discriminazione e, di conseguenza, a diversi problemi di salute mentale.

Alcuni dati sull’omofobia e sulla transfobia

Per comprendere l’impatto dell’omofobia e della transfobia, ecco alcuni dati:

  • L’omofobia e la transfobia sono diminuiti negli ultimi 50 anni ma si possono trovare in diversi ambiti, da quello governativo a quello legale, fino ad aspetti più quotidiani associati al lavoro, all’educazione o alla salute.
  • Sul piano dei diritti, secondo ILGA WORLD, esistono ancora 70 paesi che criminalizzano per legge le relazioni tra persone dello stesso sesso.
  • Un report dell’ONU indica che, in alcuni paesi, le persone LGBTQI+ hanno quattro volte più probabilità di subire violenza rispetto alle persone non LGBTQI+.

La violenza contro le persone LGBTQI+ è evitabile ed esistono misure che si possono adottare per prevenirla e combatterla.

Comportamenti che nascondono omofobia e transfobia

Una delle principali strategie per combattere la discriminazione è riconoscere che l’omofobia e la transfobia si possono nascondere all’interno di commenti e comportamenti sottili di cui molte volte non siamo consapevoli. Per questo, per contribuire a creare una maggiore consapevolezza su questo tema, ecco sette esempi quotidiani di comportamenti che nascondono omofobia e transfobia e le relative spiegazioni basate su diverse ricerche psicologiche sul tema.

Comportamenti legati all’omofobia

  1. Fare commenti come “questa cosa è molto gay” nei confronti di atteggiamenti, modi di vestire o di agire: si associa l’omossessualità direttamente a qualcosa di negativo o che non va bene, anche se si sta scherzando.
  2. Dare per scontato che una persona abbia una relazione eterosessuale: solitamente si chiede “hai un fidanzato/a” invece di chiedere “hai un partner?”. Un luogo comune è quello di credere che tutte le persone siano eterosessuali, ignorando così l’orientamento sessuale delle persone omosessuali.
  3. Dire “non sapevo fossi gay/lesbica, non si nota”: facendo questo commento si dà per scontato che l’omosessualità si associ a determinati sterotipi che fanno riferimento a caratteristiche particolari della personalità o al modo di agire. Ciò implica in modo erroneo che le persone possono conoscere l’orientamento sessuale di un’altra persona solamente attraverso la sua apparenza, considerando che l’omosessualità sia qualcosa fuori dal normale che salta alla vista.
  4. Associare l’omosessualità agli sterotipi di genere: credere per esempio che tutti gli uomini omosessuali siano effemminati o che tutte le donne lesbiche siano mascoline. Ciò implica che esiste solo una maniera “corretta” di essere uomo o donna, il che si basa su credenze erronee di genere e che non hanno alcun fondamento. Allo stesso modo, può far sentire escluse le persone omosessuali se non seguono un modello stabilito dalla società.
  5. Commenti del tipo “non ho problemi con l’omosessualità purché mi lascino in pace”: questo commento riflette un comportamento di esclusione o di rifiuto nei confronti dell’omosessualità, visto che suggerisce che si tratta di qualcosa che ha una ripercussione negativa e che può essere accettato solo quando non ci riguarda direttamente.
  6. Dire che l’omosessualità è una devianza: riflette un chiaro atteggiamento negativo che suggerisce che ci sia qualcosa di “immorale” o di “sbagliato” in questo orientamento sessuale, il che può generare sentimenti di vergogna, colpa o rifiuto.
  7. Mettere in dubbio la necessità di festeggiare eventi come il Gay Pride: è stato creato per celebrare la diversità sessuale e di genere, e per ricordare la lotta contro la discriminazione, la violenza e l’esclusione sociale che ha vissuto storicamente la popolazione. Metterlo in dubbio vuol dire presumere che la lotta per i diritti e l’uguaglianza delle persone LGBTQI+ non sia così importante o necessaria rispetto a quella di altri gruppi di persone.

Comportamenti legati alla transfobia

  1. Usare il nome o i pronomi sbagliati: utilizzare continuamente pronomi maschili (se è una donna trans) o pronomi femminili (se è un uomo trans), o il nome assegnato alla nascita, può causare gravi conseguenze psicologiche. Uno studio, infatti, sottolinea che usare il “nome scelto” afferma l’identità di genere delle persone trans e riduce il rischio di problemi psicologici come la depressione e il suicidio.
  2. Insinuare che una persona trans non sia realmente una donna o un uomo: questo comportamento rafforza l’idea che l’identità di genere sia determinata unicamente dall’assegnazione del sesso alla nascita o dai genitali. L’identità e l’espressione di genere sono esperienze personali soggettive che non vengono definite unicamente da fattori biologici ma anche da fattori psicosociali e culturali.
  3. Dire “non sembri trans” o “non dire a nessuno che sei trans perché non lo sembri”: questi commenti sono basati su stereotipi che affermano che le persone trans sono tutte uguali fisicamente e, allo stesso tempo, che essere una persona trans è vergognoso e che il suo unico obiettivo nella vita dovrebbe essere “non sembrare trans”.
  4. Chiedere a una persona trans il suo “vero” genere o se si è sottoposta a un’operazione di riassegnazione sessuale: fare queste domande può invalidare le identità di genere e suggerisce che si tratta di qualcosa che viene determinato da un’operazione o da criteri esterni. In più, sono domande che invadono la privacy delle persone ed è importante ricordare che non tutte le persone trans si sottomettono a interventi chirurgici. Ogni persona è unica e può decidere autonomamente.
  5. Credere che l’identità di genere di una persona trans sia una scelta e che si possa “curare”: le identità delle persone trans non sono una scelta né si possono curare. È una parte fondamentale dell’esperienza personale di ogni individuo. L’evidenza scientifica dimostra che l’identità di genere si forma durante la vita e non può essere “cambiata” o “curata” perché non è qualcosa di negativo. Infine, è importante capire che le esperienze di vita trans iniziano fin dalla prima infanzia e non solo dall’adolescenza o dall’età adulta come si credeva precedentemente.
  6. Credere che le persone trans non debbano usare bagni pubblici o spogliatoi che corrispondano alla loro identità di genere: questo implicherebbe che le persone trans sono pericolose o inappropriate e rafforza lo stigma e l’esclusione sociale che devono affrontare nella società. Un tipo di discriminazione comune che soffrono le persone transessuali riguarda l’accesso agli spazi e ai servizi pubblici come i bagni. Le ricerche, infatti, hanno dimostrato che le persone trans devono affrontare una maggior violenza e abusi in questi spazi quando sono obbligate a usare i bagni che non corrispondono alla loro identità di genere.
  7. Pensare che le persone trans si pentiranno del loro percorso di transizione: questo processo (realizzare procedimenti medico-chirurgici) è una decisione personale che si prende dopo un’attenta riflessione. La paura che le persone trans si pentano del loro processo di transizione, infatti, può essere influenzato da miti e stereotipi negativi sulla comunità trans, che la comunità scientifica ha confutato.

Conseguenze psicologiche dell’omofobia e della transfobia

L’omofobia e la transfobia possono contribuire a causare difficoltà psicologiche nelle persone che le soffrono, fra cui:

  • Ansia e depressione: possono provocare sentimenti di isolamento, rifiuto e disperazione, con la possibilità di causare problemi di salute mentale come ansia e depressione.
  • Autostima bassa: possono portare le persone LGBTQI+ a sentirsi inferiori o poco apprezzate, il che può avere un impatto negativo sull’autostima e sul concetto di sé.
  • Stress post-traumatico: le persone LGBTQI+ che sono state vittime di violenza o abusi possono sviluppare un disturbo di stress post-traumatico (PTSD), il che può causare una varietà di sintomi.
  • Problemi nelle relazioni interpersonali: la discriminazione e il rifiuto possono portare alla solitudine e all’isolamento sociale.
  • Difficoltà a livello scolastico e lavorativo: l’esclusione sociale può avere conseguenze sulle performance scolastiche e sulle opportunità lavorative delle persone LGBTQI+.
  • Rischio di suicidio: le persone LGBTQI+ hanno un rischio maggiore di tentativi di suicidio e di suicidi completati, a causa della discriminazione e della mancanza di supporto sociale.
  • Omofobia e transfobia interiorizzate: molte persone omosessuali o trans possono arrivare a interiorizzare la discriminazione o l’oppressione sociale, il che conduce a livelli alti di autocritica, colpa e vergogna. Alcuni esempi sono un uomo gay a cui danno fastidio le persone omosessuali o una donna trans che si vergogna della sua identità di genero e che potrebbe autolesionarsi.

È importante ricordare che l’omofobia e la transfobia non hanno conseguenze solamente sulle persone LGBTQI+ ma anche sulle loro famiglie e sui loro amici. Per questo, è fondamentale che sia loro che le persone vicine possano ricevere un orientamento nei servizi psicologici. Esistono psicologi con un approccio alla diversità sessuale e di genere che possono aiutare a prevenire gli effetti nocivi sulla salute mentale e a intervenire sulle difficoltà psicologiche legate all’identità diversa a quella sperata dalle norme socialmente stabilite.

En therapyside encontrarás profesionales que te pueden aconsejar, apoyar y ayudar a alcanzar tu mejor versión.

In sintesi, l’omofobia e la transfobia sono due tipi di discriminazioni basati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Per aiutarvi a riconoscere alcuni comportamenti omofobici e transfobici nella vita quotidiana vi abbiamo fornito alcuni esempi. Tuttavia, è importante comprendere che questi sono solo alcuni esempi, visto che l’omofobia e la transfobia si sviluppano in diversi spazi, sia pubblici che privati. In più, questi sono solo due tipi di discriminazioni delle tante che esistono nei confronti delle persone LGBTQI+. Dipende da ognuno di noi lavorare e contribuire alla prevenzione e all’eliminazione dell’omofobia e della transfobia per creare una società più inclusiva e rispettosa.

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